Congratulazioni, il lavoro è tuo! Ora arriva il difficile: decidere se accettare o rifiutare l’offerta. Come valutare il salario e gli altri benefit? Di quali informazioni disponibili dovresti fidarti? Come provare a ottenere un accordo migliore? Qual è il modo migliore per rifiutare un’offerta che non è adatta a te?

Una volta ottenuto il “sì” dei potenziali datori di lavoro, hai un margine più importante di trattativa. Questo perché dall’altra parte è stato formulato un impegno nei tuoi confronti, sei stato valutato idoneo alla posizione. È questo il momento giusto per poter dare forma e migliorare l’offerta fatta nei tuoi confronti.

La cosa più importante, al fine di portare avanti una negoziazione efficace, è cambiare mentalità: il colloquio è finito, avete entrambi mostrato interesse l’uno per l’altro, ora dovrai solo trovare un accordo favorevole.

Salario – per il salario è importante considerare non solo quanto tu desideri ma il reale valore di mercato della tua posizione. Una buona idea può essere consultare persone che si occupano del tuo stesso settore così da poter avere una stima credibile. C’è da capire quanto il fattore denaro sia importante per te: se il compenso ha un valore fondamentale devi essere pronto a fare qualche passo indietro su altri fattori.

Mansioni – una volta ascoltato di cosa ti occuperai può essere utile chiedersi “voglio essere coinvolto in altre mansioni?”, “Posso accettare le sfide che mi sono state proposte o è meglio negoziare?”. Sono domande fondamentali perché la negoziazione delle attività da svolgere darà la direzione al rapporto da instaurare con l’azienda.

Flessibilità, ferie e benefit – Anche se ferie e benefit sono parti standard dei contratti, la flessibilità è un tema su cui puoi avere un margine di trattativa. Sei pronto a spenderti con straordinari oppure preferisci stare nei tuoi soliti orari? Questo tipo di dimensione la capirai più avanti nel lavoro, ma sondare il terreno e manifestare le tue preferenze può essere utile.

Estratto da un Articolo pubblicato sul blog di Harvard Business Review.

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