LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE NEI PAESI UE

LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE NEI PAESI UE

certificazione competenze UE

A partire dal 2005 si apre una fase nuova e feconda di sviluppi nei lavori europei sui temi del riconoscimento e della convalida degli apprendimenti non formali e informali che danno vita alla definizione:

  • dell’European Qualification Framework - EQF (Quadro Europeo delle Qualifiche) che consente di mettere in relazione e di posizionare, in una struttura a livelli, i diversi titoli (qualifiche, diplomi, certificati ecc.) rilasciati nei paesi membri;
  • dell’ECVET - European Credit system for Vocational Education and Training per consentire la capitalizzazione e il trasferimento dei risultati dell’apprendimento da un contesto ad un altro o il passaggio fra sistemi diversi di formazione e di istruzione;
  • dell’Eurepean Inventory on validation of Non-formal and Informal Learning la cui realizzazione è stata affidata dalla Commissione europea al CEDEFOP. Questo strumento, aggiornato periodicamente, raccoglie, illustra e mette a disposizione di tutti i diversi dispositivi, sistemi e approcci alla convalida degli apprendimenti non formali e informali in uso nei diversi Paesi UE.

Prendendo in considerazione la certificazione delle competenze in ambito europeo, esemplificative sono le esperienze sviluppate in Francia e Gran Bretagna riguardo tale tematica (Sangiorgi, 2005).
A partire dalla metà degli Anni Ottanta in Gran Bretagna e Francia si sono sviluppate forme di certificazione delle competenze professionali acquisite rivolte a lavoratori non inseriti in alcun tipo di formazione e dotati di titoli di studio di livello inferiore a quello della professionalità sviluppata.
L’obiettivo che ci si era posti consisteva nel dotare le persone di forme di certificazione derivanti dall’attività professionale o comunque maturate sul luogo di lavoro con lo scopo dichiarato di superare i limiti dei sistemi di certificazione, abbattere le barriere per l’accesso a nuovi lavori, superando sistemi di valutazione e certificazione inefficaci perché basati su test di conoscenza e non su prove di competenza.
In Francia, nel 1993 è stato introdotto il dispositivo della VAP (Validation des Acquis Professionnels), sostituito nel 2001 dalla VAE (Validation des Acquis de l’Experience), che consente a coloro che hanno maturato esperienze lavorative in alcuni ambiti professionali e in relazione ad alcuni livelli, e che di conseguenza ritengono di aver maturato le relative competenze professionali, di darne dimostrazione concreta attraverso una procedura che riconosce loro il relativo titolo professionale.

Secondo tale dispositivo, gli standard di competenza sono derivati da un processo di analisi funzionale che comincia con il definire l’oggetto centrale dell’attività del settore merceologico di appartenenza.

A partire da questo oggetto sono definiti un certo numero di ruoli professionali indicando in maniera precisa cosa devono riuscire a fare le persone per rispondere all’esigenza di produrre l’oggetto centrale di quello specifico settore professionale. Il risultato di questo processo è una descrizione delle attività principali del settore.

Gli standard si presentano sotto la forma di specificazioni di competenze formate da un certo numero di unità che ne sono i componenti di base. Ogni unità può essere articolata in elementi che descrivono i criteri di performance di conoscenza attesi: si tratta di competenze complete che corrispondono a un ruolo chiave capace di un’attivazione autonoma.

In Inghilterra, nel 1986 viene introdotto il dispositivo del NVQ (National Vocation Qualification), con il quale il lavoratore, presso specifiche strutture, può vedere valutate e certificare le proprie competenze.

Lo scopo era superare le debolezze del sistema di certificazione creando un quadro di riferimento delle qualifiche professionali a partire dalle competenze legate al lavoro, chiaramente definite e utilizzabili in modo accorpato e flessibile.

Tutto il procedimento di certificazione avviene attraverso alcuni centri accreditati dal Qualification and Curriculum Authority.

Per far validare le proprie competenze, un candidato deve indirizzarsi presso un centro riconosciuto da un organismo certificatore. La responsabilità della valutazione di un candidato è allora trasmessa a un valutatore, ossia ad un esperto del settore qualificato. Dopo aver negoziato con il candidato un piano di valutazione che precisi le prove da produrre e averle raccolte e valutate, il valutatore propone il candidato per la certificazione.

Il modello inglese prevede una osservazione diretta del lavoratore nelle sue attività giornaliere con una schedatura minuziosa ed una griglia di valutazione impegnativa preliminari al rilascio del riconoscimento.

Al contrario quello francese limita il controllo alle autodichiarazioni, sia pure impegnative e minuziose, non richiede obbligatoriamente l’attestazione del datore di lavoro e, nella sua ultima versione (VAE), prevede teoricamente la possibilità di un rilascio completo del diploma senza alcuna forma di colloquio o esame.

Il modello inglese, per la natura stessa del controllo effettuato, prevede la certificazione principalmente delle attività e delle competenze esercitate sull’attuale luogo di lavoro.

Al contrario in Francia è possibile chiedere la certificazione di competenze esercitate in attività del passato o anche di pezzi di formazione conseguiti in patria ed ultimamente anche all’estero.

La certificazione inglese prevede il riconoscimento di moduli parziali (al momento 760) con contenuti strettamente legati al mondo del lavoro e non riconducibili ad un quadro unitario.

L’obiettivo dichiarato dell’esperienza francese è invece quello di far conseguire un organico ed esistente titolo di studio, e solo all’interno di questa logica il riconoscimento di pezzi di conoscenze e  competenze ha una sua validità.

Da tutte queste caratteristiche si può dedurre che il focus del modello inglese sta nell’azienda e nel lavoro, mentre quello del modello francese sta nel sistema scolastico.

Per quanto riguarda la certificazione delle competenze in Italia, il Libretto Formativo del Cittadino è coerente con le strategie e le azioni dell'Unione Europea finalizzate alla trasparenza delle competenze e alla mobilità delle persone tanto che può essere considerato il corrispettivo italiano di Europass.

Se infatti Europass rappresenta il passaporto delle qualifiche e delle competenze che favorisce la "portabilità" delle stesse in Europa, il Libretto rappresenta la carta d'identità per muoversi sia sul territorio nazionale, sia attraverso le diverse esperienze di apprendimento e lavoro.

Il Libretto inoltre si pone in coerenza e sinergia con la Borsa Continua del Lavoro per favorire l'incontro domanda-offerta di lavoro.

Il Libretto è dunque utile e fruibile dal mercato del lavoro e dal sistema dell'education, ma è primariamente uno strumento di valorizzazione della persona, che volontariamente sceglie di utilizzarlo, nonché riconoscibile dalle istituzioni per la garanzia e la tutela dei soggetti.

 

REFERENTE
Andrea Laudadio Andrea Laudadio



Ufficio: +39.06.97840925
Fax: +39.06.97619567
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